Studi: Smart Housing, le nuove dimensioni dell’abitare | CDP

Smart Housing, le nuove dimensioni dell’abitare

A seguito della crisi economico-finanziaria del 2007 il mercato immobiliare italiano, dopo una lunga fase espansiva sostenuta da bassi tassi di interesse sui mutui, è entrato in difficoltà a seguito di un’importante contrazione sia dell’attività transattiva, sia delle quotazioni immobiliari.

La vulnerabilità abitativa, legata all’amplificarsi di alcuni macro-trend quali la fragilità dei territori rispetto ai disastri naturali, i flussi migratori, l’invecchiamento della popolazione, è un problema che investe un numero sempre maggiore di famiglie, disomogenee, la cui composizione sta traslando da un modello basato su nuclei numerosi a uno caratterizzato da famiglie in prevalenza unipersonali o mononucleari.

Nel corso degli ultimi anni, inoltre, l’evoluzione degli stili di vita e delle esigenze delle diverse fasce della popolazione restituisce, da un lato i giovani, numericamente sempre meno rilevanti, ma con un dinamismo senza precedenti; dall’altro, gli anziani, in aumento per numero e per speranza di vita. A questo, si aggiunge una classe produttiva che deve fare i conti con una maggiore fragilità reddituale, un più elevato grado di precarietà e una crescente spinta alla mobilità sul territorio.

A fronte di tali dinamiche, le peculiarità del mercato immobiliare italiano – che presenta oltre l’80% di tasso di proprietà - hanno reso particolarmente complessa la possibilità di articolare una risposta efficace e tempestiva ai mutamenti delle esigenze abitative espresse dagli individui.

LE NUOVE DIMENSIONI DELL’ABITARE

Da questo quadro emerge la profonda necessità di ripensare il mercato residenziale nel suo complesso, attraverso un autentico mutamento di paradigma all’interno del quale il “bene casa” recuperi un ruolo funzionale di sviluppo della società e vengano concepite soluzioni che sappiano rivolgersi a uno spettro di destinatari variegato.
Alla luce di queste considerazioni, l’offerta immobiliare italiana deve cambiare il proprio archetipo del prodotto unico per assecondare i diversi bisogni della nuova domanda abitativa in un’ottica di sostenibilità economica e ambientale, in maniera da contenere anche il fenomeno dello sprawl metropolitano. L’affermazione di un modello diverso rispetto alla classica costruzione tuttavia, si contrappone all’assetto rigido del mercato immobiliare italiano che scoraggia il rinnovamento degli edifici.
In questo senso, la riqualificazione del patrimonio edilizio (il cui valore risulta essere pari a circa 4 volte quello del PIL italiano) può dare soluzioni apprezzabili e “smart”, perseguendo obiettivi di efficientamento energetico e di riduzione dei costi di gestione delle abitazioni.
A tale proposito l’esperienza dei fondi immobiliari, come nel caso del Sistema Integrato di Fondi (SIF) all’interno del quale svolge un ruolo fondamentale il Fondo Investimenti per l’Abitare (FIA), ha contribuito allo sviluppo degli investimenti nell’edilizia sociale di mercato, incrementando sul territorio italiano l’offerta di alloggi a canone calmierato oppure in vendita a prezzi convenzionati. Questo nuovo paradigma abitativo ha consentito di proporre soluzioni a costi accessibili che non solo rispettino standard qualitativi elevati, ma che mettano al centro la qualità della vita.
Dal successo di tali iniziative, in grado di intercettare i fabbisogni espressi da una domanda in continua evoluzione, dipende la possibilità del mercato immobiliare di intraprendere un percorso virtuoso di innovazione ed evoluzione che lo proietti in un ruolo di rilievo nell’economia nazionale.

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