Studio sul sistema aeroportuale italiano | CDP

Sistema aeroportuale italiano

Analisi sulla rilevanza economica e sociale di uno scalo aeroportuale e performance del sistema aeroportuale italiano creato

La presenza di una rete di scali aeroportuali efficiente è un fattore cruciale per il sistema economico nazionale in ragione della domanda di mobilità soddisfatta, dell’elevato impatto economico connesso alla presenza di infrastrutture aeroportuali e del ruolo che il vettore aereo svolge nel garantire un adeguato livello di connettività tra i territori.

Il sistema aeroportuale italiano, pur essendo sostanzialmente in linea per numero di scali e volumi di traffico con quello di altri Paesi europei di dimensioni comparabili, si caratterizza per la presenza di un numero molto elevato di aeroporti di medie dimensioni. Tale circostanza riflette sicuramente il ruolo significativo che il trasporto aereo assume in Italia in quanto elemento che garantisce l’accessibilità di ampie porzioni di territorio nazionale altrimenti difficilmente raggiungibili. Tuttavia, se da una parte questo fenomeno appare riconducibile ad elementi geografici (una penisola lunga e stretta con un’orografia complessa e un territorio insulare esteso), dall’altra troppo spesso sembra il riflesso dell’inadeguatezza delle infrastrutture viarie e ferroviarie, soprattutto lungo alcune direttrici.

Questa peculiarità, che in passato non assumeva carattere di criticità, può rappresentare oggi un elemento di fragilità. Se nella fase precedente alla liberalizzazione del mercato aereo, infatti, il rapporto tra i gestori e le compagnie di bandiera, entrambi di proprietà pubblica, non rispondeva spesso a criteri di carattere industriale, nella struttura di mercato che si delinea per effetto della liberalizzazione la condotta dei gestori è significativamente influenzata dal rapporto con le compagnie aeree e dalla capacità di attrarre nel proprio scalo passeggeri e merci.

Occorre ora delineare un modello di sviluppo del sistema aeroportuale che tenga adeguatamente in considerazione l’insieme delle connessioni tra le reti viarie e ferroviarie e i nodi del trasporto - con particolare riferimento ad aeroporti, porti, poli logistici ma anche alle grandi aree urbane - e strutturi l’offerta dando la giusta rilevanza alle singole modalità avvicinando così la struttura del sistema trasportistico nazionale a quella di altri grandi Paesi europei e aumentando la dimensione media degli scali nazionali.

Interventi infrastrutturali che si muovano nella direzione di garantire una migliore accessibilità alle aerostazioni, infatti, sono in grado di determinare una crescita del traffico significativa sia per i passeggeri, sia per le merci.

Un aumento della dimensione “gestionale” degli scali, inoltre, può essere perseguito anche favorendo l’integrazione societaria tra gli scali. Tale processo, facendo leva sulle elevate economie di scopo che caratterizzano il settore, potrebbe anche prescindere dagli aspetti territoriali consolidando le gestioni in capo a soggetti dotati di adeguata competenza industriale e manageriale indipendentemente dalla localizzazione. Per questa via, inoltre, sarebbe possibile rafforzare il potenziale attrattivo del settore nei confronti degli investitori nazionali e internazionali.

In questo contesto, gli interventi individuati dal Piano Nazionale degli Aeroporti sono significativi e ammontano a circa 40 miliardi di euro per l’accessibilità e a ulteriori 33,5 miliardi di euro per l’intermodalità ferroviaria. Si tratta di progetti in gran parte a carico degli Enti Locali, delle Amministrazioni centrali, delle società concessionarie autostradali o del gestore della rete ferroviaria.

Coinvolgendo questi soggetti nel processo di ridefinizione dell’assetto del sistema aeroportuale al Governo centrale resterebbe l’onere di intervenire in tutti quei casi in cui la presenza di uno scalo aeroportuale rappresenti, di fatto, un elemento di continuità territoriale o per ragioni geografiche (in particolare con riferimento alle isole), oppure in quanto infrastruttura che sopperisce all’inadeguatezza dei collegamenti terresti.

Ampio sarebbe, invece, il ruolo degli gli investitori istituzionali nel settore sia in quanto soggetti che partecipano al capitale delle società di gestione degli scali – rilevando quote detenute dai soggetti pubblici che più efficacemente potrebbero essere drenate altrove – sia in quanto finanziatori di quell’insieme di infrastrutture di accesso e intermodali indispensabili affinché il settore dispieghi appieno le proprie potenzialità.

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