San Mango d'Aquino, il borgo carbonaro fondato dagli eredi di San Tommaso
In cima a una collina nella bassa valle del Savuto, al confine con la provincia di Cosenza sorge San Mango d'Aquino, piccolo comune di 1.800 abitanti della provincia di Catanzaro.
Fondato intorno al 1640 da esponenti della famiglia d’Aquino, una delle più illustri casate nobili italiane, una fra le sette grandi Case del Regno di Napoli, che avevano acquistato le terre nel 1591, e, posto alle dirette dipendenze del Castello di Savuto, fu chiamato in origine Muricello, poi Casale nuovo, Casale di Santo Mango e, infine, San Mango. Il nome derivò da una terra del Cilento, un possedimento, appartenuto per anni alla Badia di Cava, che Tommaso d’Aquino aveva acquistato nel 1623 e sul quale era stato concesso il titolo di Principato.
A economia prettamente agricola, San Mango ha vissuto in pieno la civiltà contadina, sia nella fase di massima espressione sia nell’epoca del declino e dell’avvento della civiltà moderna. Tra gli esempi architettonici di rilievo di questo paese relativamente giovane c'è senza dubbio l’edificio della Chiesa Madre. Magnifico esempio di architettura neo-rinascimentale, la chiesa dedicata a San Tommaso d'Aquino, rappresenta il centro spirituale del paese ed è collocata alla piazza principale di San Mango con un’alta facciata caratterizzata da due coppie di lesene sormontate dal cornicione e dal timpano. Sul lato destro vi è il campanile a pianta quadrata, che sovrasta il tutto. Ha uno sviluppo longitudinale a tre navate con copertura a tetto. L’ingresso principale è arricchito da un portale in pietra scolpita e dal portone in bronzo fuso su cui sono rappresentate la Madonna delle Grazie e S. Tommaso d’Aquino. All’interno, la chiesa è caratterizzata da una volta a botte decorata a cassettoni in stucco e gesso, che conferiscono all’insieme uno slancio verso l’alto, sottolineato dalla luce degli ampi finestroni inseriti al di sopra del cornicione.
La chiesa denominata dei “Sette dolori” invece risale al 1600 ed è di proprietà della sede vescovile di Martirano. A seguito delle vendite dei terreni della curia, mediante la cassa sacra, i terreni circostanti la chiesetta vennero acquistati dai Marchesi D’Ippolito di Lamezia Terme, nel cui palazzo dimorò per tre giorni Napoleone III nel 1806, in visita ai terreni di proprietà della Francia. La chiesa è rimasta sempre nella disponibilità della Curia e fino alla data del 1950 è stata sede di celebrazioni religiose mentre dal 2016 è stata oggetto di un recupero strutturale e funzionale, diventando la sede di un museo di arte contadina.
Nella sua breve storia, il piccolo centro catanzarese ha vissuto momenti di grande conflittualità e violenza con le prepotenze degli ultimi signori feudali e, dopo l'abolizione del feudalesimo, all'inizio dell'Ottocento, un periodo di divisioni, vendette, uccisioni e scontri legati prevalentemente alle usurpazioni, destinate a divenire territori demaniali, fino alla partecipazione attiva ai moti risorgimentali: a San Mango nel 1813 era stata fondata la più antica "vendita carbonara" della Calabria alla quale avevano preso parte medici, sacerdoti e contadini trasformando il paese in uno dei centri rivoluzionari più attivi della zona. Solo dopo il risorgimento, con la proclamazione del Regno d'Italia, San Mango assunse l'attuale denominazione, con l'aggiunta di d'Aquino per differenziarla dalle altre San Mango del Regno.
In questo contesto noi di Cassa Depositi e Prestiti siamo orgogliosi di aver contribuito alla realizzazione della nuova sede comunale di San Mango d'Aquino. Un intervento importante, in linea con la nostra storica vocazione di partner degli Enti Locali italiani.