Roma, 21 febbraio 2022 – Quali fattori hanno portato al forte rialzo dei prezzi delle materie prime, che ruolo giocherà la transizione energetica sui futuri fabbisogni e quali sono le prospettive per l’economia europea. Questi i principali temi su cui si focalizza il nuovo brief degli analisti di CDP dal titolo “Cosa succede alle materie prime?”. Da aprile 2020 a dicembre 2021, gli incrementi dei listini sono stati straordinari, sia per le materie prime energetiche, sia per quelle agricole e industrali: +1.692% il gas naturale, +108% l’olio di soia, +89% il rame.
Le ragioni dei rincari sono riconducibili a fattori congiunturali, strutturali, geopolitici e speculativi:
In Europa la fornitura di gran parte delle materie prime “critiche” - come il rame, il nickel, il litio, il cobalto o il manganese - è soddisfatta da Paesi terzi: oltre il 98% delle terre rare[1] dalla Cina, l’87% del litio dall’Australia, il 71% del platino dal Sudafrica.
Un’opzione per l’Europa è quella di investire in innovazione, diversificare le forniture da Paesi terzi e rafforzare l'uso circolare delle risorse, al fine di garantire un approvvigionamento sicuro e resiliente delle materie prime. In particolare, l’Italia ha già un vantaggio competitivo, essendo il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti raccolti.
Per approfondire il tema è possibile accedere alla versione integrale del brief al seguente link.
[1] Con la denominazione di “terre rare” si fa riferimento a un gruppo di 17 elementi chimici della tavola periodica, comprendente la serie dei lantanoidi, oltre allo Scandio ed Ittrio.