La sfida della sostenibilità per la filiera agroalimentare italiana | CDP

La sfida della sostenibilità per la filiera agroalimentare italiana

La filiera agroalimentare estesa rappresenta il primo settore economico del nostro Paese, con un fatturato di oltre 500 miliardi e quasi 4 milioni di occupati.

In questo contesto, il massiccio rilancio degli investimenti che riguarderà il Paese nei prossimi anni sarà un’occasione imperdibile sia per superare gli impatti della crisi e alcune fragilità strutturali che permangono nel settore sia per avviare un percorso di lungo periodo sempre più orientato alla sostenibilità.

Il nuovo Brief analizza le caratteristiche, le opportunità di crescita e le nuove sfide della sostenibilità nella filiera agroalimentare italiana.

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  • La filiera agroalimentare estesa (comparto agricolo, industria alimentare, distribuzione e Horeca) rappresenta il primo settore economico del nostro Paese, con un fatturato di oltre 500 miliardi di euro e quasi 4 milioni di occupati.
  • La pandemia di Covid-19, ha colpito il settore agroalimentare in maniera relativamente ridotta, con una contrazione del 4% in termini di valore aggiunto su base annua.  C’è spazio per una ripartenza dinamica, facendo leva sulle eccellenze, anche in termini di sostenibilità.
  • Le evidenze mostrano che la filiera agroalimentare italiana presenta infatti alcuni risultati incoraggianti in termini di sviluppo sostenibile, testimoniando un’attenzione crescente alla gestione dei rischi e delle opportunità derivanti dai cambiamenti in atto a livello globale.
  • Si pensi al recupero di produttività che il settore ha registrato negli ultimi anni (+30% dal 2010 al 2019), pur in assenza di specifiche misure di sostegno dell’attività di R&S, a fronte di un’attenzione globale crescente alla sicurezza alimentare e ad una produzione e diffusione del cibo più efficiente.
  • Traguardi interessanti anche quelli raggiunti sul fronte dell’agricoltura biologica, grazie alla diffusione delle Organic Farm come modello produttivo alternativo, con un grado di diffusione superiore alla media europea (15% vs 7,5%).
  • Positiva la performance in termini di intensità emissiva, con valori che collocano il settore tra i migliori a livello europeo, a riprova di un percorso verso un modello produttivo a bassa intensità di carbonio, anche se ancora distante dai target specifici previsti dall’Accordo di Parigi o dagli indirizzi di policy a livello europeo.
  • In questa direzione, dovrebbero essere compiuti ancora sforzi significativi (i) nell’aumento dell’utilizzo di fonti rinnovabili nel mix di produzione e consumo, (ii) nell’ulteriore riduzione delle emissioni inquinanti, (iii) in una maggiore attenzione al tema del consumo e dell’erosione del suolo e delle risorse idriche.
  • Il significativo rilancio degli investimenti che riguarderà il Paese nei prossimi anni sarà un’occasione imperdibile per superare alcune fragilità strutturali che permangono nel settore - dal nanismo imprenditoriale, alla scarsa vocazione all’export del Mezzogiorno, fino alla sfida generale dei processi di digitalizzazione – e soprattutto per avviare un percorso di sviluppo di lungo periodo sempre più orientato alla sostenibilità.
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