4 febbraio: giornata mondiale contro il cancro

4 febbraio: giornata mondiale contro il cancro

Fondazione CDP e Fondazione AIRC: un milione per la ricerca oncologica in Italia

Il cancro è una delle più grandi sfide sanitarie e della ricerca della storia. La giornata mondiale contro il cancro, che si celebra ogni 4 febbraio, ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto ognuno di noi può fare per combattere la malattia e migliorare l’educazione alla prevenzione.

Il tema scelto, per il secondo anno consecutivo, è “Close the care gap”: colmare il divario nelle cure, per rimarcare l’impegno a garantire a tutti le stesse opportunità di trattamento.

In Italia ogni giorno oltre mille persone ricevono una diagnosi di cancro. La situazione è peggiorata negli ultimi anni. Il Covid ha determinato, infatti, una battuta d’arresto nella lotta al cancro, soprattutto a causa di una riduzione dell’attività di screening. Tuttavia, continuano a migliorare le percentuali di sopravvivenza: circa il 65% delle donne e il 60% degli uomini è vivo a cinque anni da una diagnosi di tumore.

Grazie ai progressi della ricerca, il cancro sta diventando una patologia sempre più curabile. Su questo piano, però, esiste ancora oggi un divario tra Nord e Sud del Paese.

Proprio per ridurre questa differenza territoriale, Fondazione AIRC e Fondazione CDP hanno deciso di sostenere insieme i progetti di due ricercatrici d’eccellenza che svolgono la propria attività nel Mezzogiorno. L’obiettivo della collaborazione è anche quello di affiancare le ricercatrici nel mondo scientifico italiano: le donne rappresentano il 63% dei circa 6000 ricercatori sostenuti da AIRC.


I progetti

Le due Fondazioni hanno scelto di destinare un milione di euro per sostenere i progetti di due scienziate attive nel Sud Italia: Francesca Pisani, del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Napoli, e Clelia Tiziana Storlazzi, dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro.

Le ricercatrici riceveranno ciascuna un contributo di circa 500mila euro nell’arco di cinque anni per sostenere l’attività sperimentale, con l’obiettivo di contribuire a sviluppare nuovi metodi di diagnosi e cura.

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